Contest ‘Un murales per l’ Alzheimer – Giornata Mondiale Dell’ Alzheimer 2013

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Sabato scorso, nel Centro Diurno Arioli Dolci di Treviolo, si è conclusa la prima edizione del concorso “Un murales per l’Alzheimer” svoltosi in occasione della XX giornata mondiale dell’Alzheimer. Un’iniziativa che è nata dalla Cooperativa Sociale Servire in collaborazione con l’Associazione “Primo Ascolto Alzheimer”, CAG “Il graffio” e con il patrocinio del comune di Treviolo.

Il concorso aveva come obiettivo la realizzazione di un murales realizzato con la tecnica di spray-art, più comunemente conosciuta come graffiti, dove si chiedeva di rappresentare la malattia di Alzheimer avendo come tema iniziale la frase: “i labirinti della mente”. A tale scopo ciascun partecipante doveva inviare un bozzetto accompagnato dai suoi dati e dalla spiegazione dell’opera.

Il termine di consegna era fissato per il 12 settembre e il 18 settembre sono stati proclamati i tre finalisti, che sono risultati i seguenti:

Nel pomeriggio del venerdì seguente si è dato il via ai lavori sul muro:

Finalmente è giunto il sabato, il grande giorno, a partire dalle ore 15,00 e fino alle 18,00 i quattro artisti hanno dato corpo, colore e dettagli alle rispettive opere, il tutto accompagnato da musica Hip Hop americana e spagnola che li ha aiutati nel trovare l’ispirazione e ad alleggerire un po’ il lavoro mentre sulle nostre teste si abbatteva un sole fuori dal comune per il periodo in cui ci troviamo. Ovviamente non è mancata la gente che si avvicinava al muro per contemplare da vicino il processo di creazione di questi giovani artisti.

Quando finalmente le opere sono state terminate e dopo una breve spiegazione delle stesse da parte dei loro realizzatori, la giuria ha potuto emettere il suo giudizio. La giuria era composta da Gabriella Gamba (Presidente dell’Associazione “Primo Ascolto Alzheiemr”), Giuseppe Poli (Membro del direttivo di Primo Ascolto Alzheimer e volontario degli Alzheimer Cafè), Stefania Becciu (Presidente dell’Associazione Famigliari malati di Alzheimer di Serrenti – Sardegna), Luca (Geometra e espero tecnico), Vincenzo Rabia (in rappresentanza della Cooperativa Servire) e Alejandro Gonzàlez (Autore del blog “Mariposas del Alma”). Il processo di votazione si è così svolto:  venivano assegnati 3, 2 e 1 punto da suddividere tra le tre operare finaliste nelle categorie: Tecnica, Bellezza e Simbolismo. Da queste tre votazione usciva il punteggio finale di ciascuna opera da parte di ciascun membro della giuria e a sua volta, la somma di tutti i membri, andava a stabilire la classifica finale.

Durante il momento della votazione c’è stato un momento emotivo e speciale quando è stata trasmessa la canzone “Un motivo in più” dell’artista di Hip Hop Sardo “Kumalibre”. La canzone ci è stata ceduta gratuitamente dallo stesso artista per la riproduzione durante il concorso. Questa canzone era stata scritta dallo stesso Kumalibre per il padre malato di Alzheimer.

Dopo la raccolta e il conteggio dei voti abbiamo proceduto alla proclamazione:

Al terzo posto con 22 punti, vincitori di un buono spesa del valore di 150 euro: Roberto Scotti e Marco Medici con la loro opera “Memento”

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In seconda posizione con 35 punti, vincitore di un buono spesa del valore di 300 euro: Alex Carsana con l’opera “Only”

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Al primo posto con 51 punti, vincitore di un buono spesa del valore di 600 euro: Andrea Casillo con l’opera “Labirinti della mente, alla ricerca di una connessione”

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Questa giornata speciale si è chiusa con un abbondante e rinfrescante aperitivo a beneficio degli artisti e del pubblico presente.

La migliore soddisfazione di questa iniziativa è stata quella di poter avvicinare, per un giorno, i giovani, i meno giovani e gli anziani, tutti uniti per la stessa motivazione, tanto importante e che ci preoccupa a tutti, come è il tema dell’Alzheimer. Ma senza dubbio il momento più gratificante per me è stato vedere uno dei malati che frequentano il Centro Diurno piangere e emozionarsi di fronte all’opera vincitrice e dopo che l’artista gli ha regalato il suo guanto (che aveva utilizzato durante la realizzazione dell’opera).

Momenti così meritano lo sforzo di molta gente e fanno si che ne valga la pena.

A.G.P.

Mariposas del alma.

Galleria:

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Concurso ‘Un mural por el #Alzheimer’ – Día Mundial del Alzheimer 2013

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El pasado sábado se llevo a cabo la primera edición del concurso ‘Un mural por el Alzheimer’ con motivo del XX ‘Día Mundial del Alzheimer’ en el Centro Diurno Arioli Dolci de Treviolo (Bérgamo – Italia). Una iniciativa que nace de la Cooperativa Social Servire con la colaboración de la asociación ‘Primo Ascolto Alzheimer‘, ‘Il graffio‘ y el patrocinio del ‘Comune di Treviolo‘.

El concurso pretendía llevar a cabo un mural de sprayart o más comúnmente conocido como graffiti donde se representase la Enfermedad de Alzheimer dando como tema de inicio la frase «el laberinto de la mente». Para ello cada participante envió un boceto con su diseño, sus datos y la explicación de la obra.

El plazo de recepción de participantes fue hasta el 12 de septiembre, proclamándose los tres finalistas el día 18 que son los siguientes:

Posteriormente el viernes por la tarde iniciaron en el muro:

Al fin el sábado llegó el gran día y a partir de las 15:00 hasta las 18:00 los cuatros artistas fueron dando cuerpo, color y detalle a sus respectivas obras, todo ello acompañado de música hip hop americana y española que ayudó a que la inspiración de los artistas y la realización del trabajo fuese más llevadera mientras sobre nuestras cabezas se imponía un sol de justicia para las fechas en las que nos encontramos. Por supuesto no faltó la gente que se arrimaba al muro para contemplar de cerca el proceso de creación de estos jóvenes artistas.

Al fin las obras estaban terminadas y tras una breve explicación de ellas por parte de sus creadores, el jurado podía emitir su valoración. El jurado estaba compuesto por Gabriella Gamba (Presidenta de ‘Primo Ascolto Alzheimer’), Beppe Poli (Direttivo de ‘Primo Ascolto Alzheimer’ y encargado de los ‘Alzheimer Café’), Stefania Becciu (Presidenta de la ‘Asociación de Enfermos de Alzheimer de Serrenti – Cerdeña), Luca (Ingeniero y experto técnico), Vincenzo Rabia (En representación de la Cooperativa Servire) y Alejandro González (Autor del blog ‘Mariposas del alma’). El proceso de votación fue el siguiente: debía adjudicarse 3, 2 y 1 punto a repartir entre las tres obras finalistas en las categorías de técnica, belleza y simbolismo dando la suma de estas tres categorías la puntuación final de cada obra por parte de cada miembro del jurado, a su vez la suma de todos los miembros otorgaba las posiciones finales de cada una.

Durante el proceso de votación hubo lugar a un momento emotivo y especial ya que todos juntos escuchamos la canción ‘Un motivo in più’ del artista de hip hop de Cerdeña «Kumalibre». Esta canción, cedida gratuitamente para su reproducción en el concurso por el artista, la escribe a su padre enfermo de alzhéimer. Podéis leer la letra en el archivo adjunto.

Tras la recogida y recuento de votos procedimos a la proclamación de las posiciones finales.

En tercera posición con 22 puntos y ganadores de un cheque regalo por valor de 150€: Roberto Scotti y Marco Medici con su obra ‘Memento’

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En segunda posición con 35 puntos y ganador de un cheque regalo por valor de 300€: Alex Carsana con su obra ‘Only’

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En primera posición con 51 puntos y ganador de un cheque regalo por valor de 600€: Andrea Casillo con su obra ‘Labirinti della mente alla ricerca di una connessione’

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Cerramos esta jornada especial con un abudante y refrescante aperitivo para disfrute de los artistas y todo el publico asistente.


La mayor satisfacción de esta iniciativa ha sido poder acercar durante una jornada a los jóvenes, no tan jóvenes y a la gente mayor todos unidos por un mismo tema, tan importante y que nos atañe a todos como es el alzhéimer. Pero sin duda alguna el momento más satisfactorio para mí fue ver a uno de los enfermos residentes del Centro Diurno llorando y emocionado ante la explicación de la obra ganadora tras lo que el artista le regaló su guante (que utiliza para no mancharse las manos de pintura de spray).

Momentos así merecen el esfuerzo de mucha gente y bien valen la pena.

A.G.P.

Mariposas del alma.

El resto de la galería:

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Un abbraccio per l’ #Alzheimer – Giornata Mondiale Dell’ Alzheimer 2013

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Sabato scorso è stata la XX giornata mondiale dell’Alzheimer e a Bergamo, diversi operatori della Cooperativa Sociale Servire e un servitore, ci siamo lanciati per le strade disposti a dare un “Abbraccio per l’Alzheimer” a tutti quello che erano disposti a riceverlo.

L’iniziativa non solo si proponeva di condividere affetto, emozioni ed allegria, ma anche di diffondere il motivo della giornata e rivendicare la situazione dei malati di Alzheimer e delle loro famiglie.

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E’ stata una giornata che ha portato i suoi frutti, però, quando mi sono ritrovato a casa tranquillo a riflettere, la sensazione che mi è rimasta era di paura e sofferenza.

Da una parte incontravi gente ai quali gli spiegavi il perché degli abbracci e che appartenevamo ad un Centro Diurno Alzheimer e ti rispondevano “Spero di non dovervi mai vedere!” con una gran paura nella voce per poter essere loro un giorno a soffrirne o a dimenticare.

Ma siccome nel club del tedesco siamo già in molti soci, incontravi anche molta gente che già conosceva la malattia per aver avuto dei casi nella sua famiglia e precisamente loro erano quelli che meno volevano essere abbracciati, non volevano che gli si ricordassi che giorno era oggi, che si parlasse del tema ne tanto meno che si menzionasse il nome del tedesco.

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Ho potuto avvertire molta sofferenza tra la gente colpita, talmente tanta che gli impedisce di esprimersi, condividere e diffondere; tutto ciò è controproducente per la propria persona e per tutta la società. Siamo nella seconda decade del XXI secolo e ogni volta siamo sempre più vicini al momento in cui questa malattia si possa convertire nella pandemia mondiale del secolo ma ugualmente la gente continua ad avere molta paura e sofferenza e non vuole vederlo e nemmeno sentirne parlare; nel frattempo, la società e le sue istituzioni, vanno avanti mettendo le pezze a un transatlantico che fa acqua da tutte le parti. Rattoppi insufficienti, inefficaci e soprattutto silenziosi, perché questa malattia continua ad essere sotterranea rispetto al tessuto sociale della popolazione. In questo senso non importa che sia Italia o Spagna perché i problemi sono gli stessi, le stesse paure e le stesse sofferenze perché l’Alzheimer è universale.

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Conosco il dolore, la sofferenza che si sente perché sono dieci anni che vivo nel “Club del tedesco”, capisco e comprendo, ma allo stesso tempo occorre dire BASTA. Basta lamentarci. Io già da molto tempo ho svuotato tutta la mia tristezza e mi sono stancato di darmi pena giorno dopo giorno senza fare nulla per porvi rimedio. E’ una realtà che non va a cambiare per quanto tu possa permanere in questa condizione, così come cambiando il tuo modo di essere non fa si che si curino i malati di Alzheimer, questo è certo, però possiamo scegliere e chiedere aiuto alle strutture per dargli una vita che sia la più dignitosa possibile e per consentire a chi si prende cura di loro di vivere. Abbiamo una vita davanti, sogni, speranze, che non possiamo e non dobbiamo gettare nella spazzatura.

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Ancora oggi piango molte volte quando penso a mia madre e alla sua condizione, ma l’altro giorno sono sceso in strada ad abbracciare con un sorriso permanente sul volto, con voglia di abbracciare tutti molto forte e ogni giorno cerco di combattere e apportare il mio granello di sabbia per il benessere di mia madre e di tutti i malati di Alzheimer, chiunque essi siano, nel tempo che vivo la mia vita e lavoro per raggiungere i miei sogni.

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Per loro, per me.

A.G.P.

Mariposas del alma.

Un abrazo por el #Alzheimer – Día Mundial del Alzheimer 2013

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El pasado sábado tuvo lugar el XX ‘Día Mundial del Alzheimer’ y en Bérgamo (Italia) varios miembros de la Cooperativa Social Servire y un servidor nos lanzamos a las calles dispuestos a dar un ‘Abrazo por el Alzheimer’ a todo aquel que estuviese dispuesto a recibirlo.

La inicitiva no solamente se proponía compartir cariño, calidez y alegría sino que también queríamos difundir el motivo de la jornada y reivindicar la situación de los enfermos de alzhéimer y sus familias.

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Fue una jornada matinal provechosa pero una vez tranquilo en casa y reflexionando la conclusión que me queda es de miedo y pena. Por un lado te encontrabas con gente que le explicabas porqué les abrazabas y que pertenecíamos a un Centro Diurno de Alzheimer y te respondían «¡Espero no tener que veros nunca!» con un gran miedo en la voz a padecer, a olvidar. Como en el club del aleman somos muchos socios ya, también te encontrabas con mucha gente que ya conocía la enfermedad por haberla sufrido en su familia y precísamente estos eran los que menos querían que les abrazasen, que les recordasen que día era hoy, que les hablasen sobre el tema, ni siquiera que les mencionasen el nombre del alemán.

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Palpé mucha pena entre la gente afectada, tanta, que les impide expresarla, compartirla, difundirla y todo ello es contraproducente para la propia persona y para toda la sociedad. Estamos en la segunda década del siglo XXI y cada vez está más cercano el momento en que esta enfermedad se convierta en la pandemia mundial de este siglo pero en cambio la gente sigue teniendo tanto miedo y tanta pena que no quiere verlo ni quiere hablar sobre ello y mientras tanto la sociedad y sus instituciones siguen poniendo parches a un transanlántico que hace aguas por todos lados. Parches insuficientes, inaficaces y sobre todo silenciosos porque este enfermedad sigue siendo subterranea en el tejido social de la población. En ese sentido no importa que sea Italia o España porque son los mismos problemas, los mismos miedos, las mismas penas porque el Alzheimer es universal.

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Conozco la pena, el sufrimiento que se siente porque llevo viviendo el «club del alemán» 10 años, la comprendo y la entiendo pero también he de decir BASTA. Basta ya de lamentarnos, yo hace mucho tiempo que vacié toda mi tristeza y me cansé de apenarme día tras día sin hacer nada para remediarlo. Es una realidad que no va a variar por más que tenga esa actitud y cierto que es tener otra actitud tampoco va a hacer que los enfermos de EA se curen, vale, pero podemos exigir y demandar apoyo y estructuras para darles una vida lo más digna posible y para poder empezar nosotros, los cuidadores, a vivir. Tenemos una vida por delante, sueños, esperanzas, que no podemos, que no debemos tirar a la basura.

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Aún hoy sigo llorando muchas veces cuando pienso en mi madre y su estado pero el otro día salí a la calle a abrazar con una sonrisa permanente en la cara, con ganas de abrazar muy fuerte a los demás y cada día procuro luchar y aportar mi granito de arena para el bienestar de mi madre, de todos los enfermos de Alzheimer sea quien sea, al tiempo que vivo mi vida y trabajo por alcanzar mis sueños.

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Por ellos, por mi.

A.G.P.
Mariposas del alma.

Curso para familiares de Enfermos de Alzheimer en Fundación Mutua Madrileña

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IV Curso para cuidadores familiares o no profesionales de enfermos de alzheimer organizado por la FUNDACIÓN MUTUA MADRILEÑA en colaboración con la Asociación Nacional del Alzheimer AFAL contigo.

El curso tendrá lugar en Madrid, en el Auditorio de la FUNDACIÓN MUTUA MADRILEÑA (Paseo de la Castellana 33), el día 23 de septiembre. Este curso está destinado a todas aquellas personas que tengan a su cargo un familiar con esta enfermedad para ayudarles a:

 

  • Conocer los aspectos generales de la enfermedad
  • Conocer aspectos básicos sobre el cuidado del familiar
  • Reconocer las señales de alarma durante la enfermedad
  • Reconocer las alteraciones de conducta y facilitar pautas para tratarlas adecuadamente, evitando situaciones conflictivas
  • Comprender la importancia de los aspectos jurídicos y sociales de la enfermedad

Puede consultar el programa e inscribirse en la web:

Web Fundación Mutua Madrileña – Cursos

La inscripción es gratuita y está limitada a la capacidad del auditorio.

Aurelia – Corto sobre una #abuela, su #vida y su #Alzheimer

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Imagen: extraída del corto.

Imagen: extraída del corto.

Karenina Gómez es una realizadora de animación de origen mexicano que ha enviado su corto de animación titulado ‘Aurelia’ a la cuenta de correo del blog. Aurelia es su abuela y padece alzhéimer, a través del corto nos presenta su vida: su infancia, su juventud, su madurez, sus hijos, sus nietos y su pensamiento sobre la vida. En este camino se deja patente el «acompañamiento» de la enfermedad. Es un corto realizado de forma muy rudimentaria pero que creo que merece la pena visualizar y descubrir el contenido y la manera de presentación que tiene la historia.

Cualquiera que desee compartir en el blog cualquier forma de expresión relacionada con la enfermedad y realizada de manera personal no tiene más que enviarlo a mariposasdelalmablog@gmail.com y desde aquí le daremos difusión.

Fuente del video: Karenina Gómez

Fuente del texto: A.G.P. Mariposas del Alma

En 5 minutos a escena (Tra cinque minuti in scena)

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Imagem: Web oficial de la película.

Imagem: Web oficial de la película.

Ayer tuve la oportunidad de asistir a la proyección del largometraje ‘Tra cinque minuti in scena’ realizado en el ‘Cinema Conca Verde‘ de Bérgamo (Italia) con una posterior charla a pie de butacas con Marco Malfi Chindemi (Productor), Laura Chiossone (Directora) y Gianna Coletti (Actriz Protagonista).

La película se basa en la historia verdadera de Gianna Coletti y su madre (Anna Coletti) anciana de 90 años que no padece una enfermedad como el alzhéimer u otra demencia pero que debido a su alta edad apenas ve, casi no se mueve, no se sostiene en pie, debe orinar en una sonda y debe ser alimentada, en resumen, es una persona dependiente como lo es un enfermo de alzhéimer y por ello igual de absorbente es la atención que debe prestarle su hija.

A través de la historia real donde madre e hija reales son protagonistas de la película y grabadas en su propia casa se entremezcla con la ficción; una representación de una obra teatral de la cual existe un paralelismo con la historia personal de la protagonista (en la obra de teatro dentro de la historia y de la película en sí) pero también con sus diferencias así como sus contrastes donde sobresalen el sarcasmo, la ironía simbolizada y el humor.

La puesta en escena es limpia donde predomina la casa de la familia Coletti y el teatro donde cambia a blanco y negro cuando lo que vemos en pantalla es la representación de la obra que van a representar. Este recurso de cambio de color a blanco y negro encaja muy bien en todo el contexto de la película. Posee una fotografía suave y clara donde no existe un estilo oscuro porque no es una película que quiera reflejar la rudeza y lo sombrío que tiene parte de la historia sino que a pesar de plasmar una situación difícil lo que transmite es que hay que reírse de la vida y sus problemas aunque sea de forma sarcástica porque como dice la propia protagonista en la parte final «Così è la vita» (así es la vida).

En la posterior charla tras la proyección Marco manifesto que es un proyecto independiente que se ha realizado con pocos recursos pero que realmente cree en él y que la buena acogida que ya ha tenido en festivales y el «boca a boca» de la gente son sus únicos medios de publicidad y difusión. Laura comento que era su primer largometraje ya que anteriormente había realizado cortometrajes, videoclips y diversos trabajos en publicidad y que estaba encantada por la disponibilidad de Gianna y su madre ha realizar la historia así como del resto de actores que son actores de teatro por lo que para todos fue una gran experiencia realizar esta película. Gianna resalto que cuando le propuso a su madre realizar la película ella estuvo encantada y nos contaba dos anécdotas: cuando estaban las cámaras dentro de su casa la madre, que no ve bien, le preguntaba «¿qué son esas cosas que hay ahí?» a lo que Gianna le respondía «Mamma, es la cámara de fotos grande de Laura». Cuando terminaron de rodar Anna le preguntó a su hija que cuando grababan la próxima película, que ahora era una estrella y tendría que firmar autógrafos.

Siendo consciente de la dificultad de que esta obra llegue a España y más en versión doblada aún así os recomiendo que si tuviéseis la oportunidad de verla incluso en versión original sería una buena oportunidad de disfrutar de una historia que te deja un buen sabor de boca y un buen estado de ánimo sin perder por ello peso y contenido.

A continuación os dejo el trailer oficial de la película:

Declaraciones en el backstage:

Sigue el blog ‘Mamma a carico’ donde Gianna continúa la historia con su madre:
www.mammaacarico.com/

Página de Facebook:
www.facebook.com/Tra5MinutiInScena

Página oficial:
www.tracinqueminutinscena.it/

Sinopsis:
Una tierna historia de dependencia entre una mujer – una actriz de teatro – y una madre que ya no es autónoma, que se entrelaza entre la ficción y la vida real en un contexto de transición entre generaciones de mujeres.
Gianna es una hija, con una madre anciana y muy complicada de cuidar.
También es una actriz, con un espectáculo treatral que plasmar en escena con gran dificultad.
Por último, pero no menos importante es una mujer con una historia de amor de puntillas difícil de encontrar espacio.
Una película que es como un juego de cajas chinas cuenta con la sonrisa como método de cura, entremezclando el lenguaje del documental, del teatro y de la ficción.

Fuente: A.G.P Mariposas del alma

Fuente de la sinopsis y los videos: Web oficial de la película

Tra cinque minuti in scena

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Imagen: Web oficial de la película.

Imagen: Web oficial de la película.

Ieri ho avuto l’opportunità di assistere alla proiezione del lungometraggio “Tra cinque minuti in scena” trasmesso al  ‘Cinema Conca Verde‘ di Bergamo (Italia) dove a seguire è stato dato spazio al  dibattito con presenti sul palco Marco Malfi Chindemi (Produttore), Laura Chiossone (Regista) e Gianna Coletti (Attrice Protagonista).

La pellicola si basa sulla storia vera di Gianna Coletti e di sua madre (Anna Coletti) anziana di 90 anni che non soffre di Alzheimer o altre demenze ma che, a causa della sua avanzata età, a malapena può vedere, quasi non si muove, non si regge sulle sue proprie gambe, urina attraverso il catetere e deve essere alimentata, in sintesi, una persona dipendente come potrebbe esserlo un malato di Alzheimer e in questo uguale per quel che concerne l’assorbire le attenzioni che le vengono date dalla figlia.

La storia reale, dove madre e figlia reali sono le protagoniste e la loro casa il luogo dove viene registrato, si intreccia con la finzione; una rappresentazione di un’opera teatrale del quale esiste un parallelismo con la storia personale della protagonista (sia nell’opera teatrale all’interno della storia che nel film in se stesso) ma comunque con le sue differenze e i suoi contrasti dove emerge il sarcasmo, l’ironia simbolizzata e lo humor.

La messa in scena è pulita e predomina la casa della famiglia Coletti e il teatro che cambia in bianco e nero quando quello che vediamo sullo schermo, è la rappresentazione dell’opera che vanno a mettere in scena. Questa strategia di cambio di colore bianco e nero si inserisce molto bene in tutto il contesto della pellicola. Possiede una fotografia leggera e chiara dove non esiste uno stile scuro perché non è un film che vuole riflettere la durezza e la cupezza che fanno parte della storia, al contrario, nonostante rappresenti una situazione difficile il messaggio che viene dato è quello di sorridere alla vita e ai suoi problemi, anche se in forma sarcastica perché, come dice la protagonista nella parte finale, “Così è la vita”.

Nel dibattito che ha avuto luogo a seguire, Marco ha evidenziato che questo è un progetto indipendente, realizzato con poche risorse ma in cui lui crede fermamente e che la buona accoglienza ricevuta nei festival e il passaparola della gente, sono il loro unico mezzo di comunicazione e diffusione. Laura ha raccontato che era al suo primo lungometraggio, precedentemente aveva realizzato solo cortometraggi, videoclips e diversi lavori pubblicitari e che è rimasta affascinata dalla disponibilità di Gianna e di sua madre in merito alla realizzazione della storia, così come dal resto degli attori, che sono attori di teatro e per i quali è stata una grande esperienza di lavoro. Gianna ha riferito che quando ha proposto a sua madre di realizzare questo film, la madre ne fu felice e ci riporta alcuni aneddoti: quando c’erano le telecamere all’interno della casa di sua madre lei, che non vede bene, le chiedeva “cosa sono quelle cose li? E Gianna le rispondeva “Mamma, è la macchina fotografica grande di Laura”. Quando finirono di registrare Anna le ha chiesto quando avrebbero girato la prossima pellicola, ora era una stella e doveva firmare autografi.

La prossima settimana avete l’opportunità di vederla in Cinema Conca Verde i giorni 16, 17 e 18 alle 9 di sera. Potrebbe essere una buona opportunità di vedere una storia che lascia un buon sapore in bocca e un altrettanto buono stato d’animo, senza per questo perdere peso e contenuti.

 

A seguire vi lascio il link del traile ufficiale:

Dichiarazioni nel backstage:

Seguite il blog di ‘Mamma a carico’ dove Gianna continua la storia con sua madre:
www.mammaacarico.com/

Página di Facebook:
www.facebook.com/Tra5MinutiInScena

Pagina ufficiale:
www.tracinqueminutinscena.it/

Sinosi:

Una tenera storia di dipendenza tra una donna – un’attrice di teatro – e una madre non più autonoma, che s’intreccia tra fiction e vita reale in un quadro di passaggio tra generazioni al femminile.
Gianna è una figlia, con una madre anziana e molto ingombrante di cui prendersi cura.
È anche un’attrice, con uno spettacolo teatrale da portare in scena tra mille difficoltà.
Non da ultimo è una donna, con una storia d’amore in punta di piedi cui è difficile trovare spazio.
Un film che come un gioco di scatole cinesi racconta con il sorriso il prendersi cura di qualcuno, mixando i linguaggi del documentario, del teatro e della fiction.

Fonte: A.G.P Mariposas del Alma

Fonte della sinosi e video: Pagina ufficiale delle film

El fin del #Alzheimer empieza con sus nietos

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Fuente: Mujerhoy.com | 08 jun 2013 Mujer hoy – Marisol Guisasola
Al fondo, el equipo de profesionales del proyecto de la Fundación Cita.alzheimer junto a uno de los voluntarios que participan en el estudio, en primer plano. (Foto: F. de las Heras).

Al fondo, el equipo de profesionales del proyecto de la Fundación Cita.alzheimer junto a uno de los voluntarios que participan en el estudio, en primer plano. (Foto: F. de las Heras).

Miren, abuela de Idoia, murió víctima del Alzheimer, con 86 años. “Fueron cinco años de calvario, tanto por el drama de ver cómo toda la familia desaparecíamos de su memoria, como por el precio que se cobró la enfermedad en mi madre, que cuidó de ella hasta el agotamiento –explica Idoia, de 39 años–. Por eso, en cuanto nos hablaron del proyecto de la Fundación CITA.alzheimer, no lo pensamos dos veces y nos inscribimos como voluntarias”. “Sabemos que no se conocen bien las causas de la enfermedad y que los médicos tienen poco que ofrecer a las personas con alzhéimer –interrumpe Inés, madre de Idoia–. Por eso, tenemos que arrimar el hombro para que los investigadores puedan identificar los procesos que conducen a la enfermedad y desarrollen métodos para frenar su avance. Pensar que mi hija y mis nietos puedan desaparecer de mi recuerdo es insoportable”.

Un total de 416 personas se han sumado al proyecto de investigación que se lleva a cabo en Guipúzcoa, considerado como el mayor del mundo en su género y con la edad media más joven de voluntarios (57,8 años). La mitad tienen antecedentes familiares de la enfermedad; la otra mitad, no. Es el caso de Valentín Bueno, que lleva en el estudio desde 2011 y sin desfallecer, “porque es una batalla contra una enfermedad que separa a las personas de sus emociones, de sus recuerdos, de la propia vida”.

“Muchos investigadores internacionales nos han confesado su admiración por el número de voluntarios que ha conseguido reunir el proyecto y la edad media tan baja de los mismos, un requisito esencial para identificar los procesos que conducen a la enfermedad”, señala Gurutz Linazasoro, director científico de la Fundación CITA.alzheimer. “Nuestro objetivo es identificar la enfermedad antes de que aparezcan los primeros síntomas, o en fases muy iniciales, a través de biomarcadores concretos”, añade el doctor Pablo Martínez Lage, director del Área de Neurología, que comparte la dirección del proyecto con el dr. Linazasoro, la dra. Montserrat Clerigué y el dr. Ernesto Sanz Arigita. “Se sabe que los cambios fisiológicos que caracterizan al alzhéimer [depósitos de placa amiloide y ovillos neurofibrilares que hacen que las neuronas pierdan capacidad para comunicarse entre ellas y que, finalmente mueran] comienzan muchos años antes de la aparición de los síntomas y preceden a la pérdida de memoria en más de 20 años. Estos 20 años son una ventana de oportunidad para aplicar terapias preventivas, incluso curativas. Nuestro trabajo se centra justamente en eso: averiguar si, actuando preventivamente –con vacunas, fármacos, nutrientes específicos y/o ciertas medidas del estilo de vida– antes de que aparezcan esos síntomas, podemos detener el avance de la enfermedad”, añade Martínez Lage.

El reto del siglo XXI

“Nos ha conmovido la respuesta de la gente –puntualiza la dra. Clerigué–, sobre todo porque el proyecto exige incluso la donación de muestras biológicas, como la extracción de líquido cefalorraquídeo, que requiere una punción lumbar. ¡El 60% de los voluntarios ha permitido que se les realice esta prueba! Es una muestra de generosidad que nos emociona. Gracias a ellos, disponemos de una plataforma de investigación que estamos poniendo a disposición de la comunidad científica mundial. De hecho, tenemos programas de colaboración con investigadores de Pensilvania, Montreal y Ámsterdam”.

Considerado como el gran reto de la medicina del siglo XXI, se calcula que más de 24 millones de personas en el mundo y entre medio millón y 1,3 millones en nuestro país padecen Alzheimer. “Si bien el envejecimiento no es su causa, sí es el principal factor de riesgo: una de cada 10 personas mayores de 65 años sufre Alzheimer. Los costes de la enfermedad, principal causa de demencia, son descomunales, tanto en sufrimiento moral y desgaste físico para familias y cuidadores como en gasto sanitario”, aclara el experto. Se calcula que el 60% de todas las personas con dependencia en España sufren esta enfermedad, que tiene un coste de unos 30.000 € anuales por persona. “Solo si consiguiéramos un modesto retraso de cinco años en las manifestaciones de los síntomas, el ahorro sanitario sería enorme”, aclara el doctor Ernesto Sanz Arigita, director del Área de Neuroimagen.

“Los voluntarios nos sometemos a una batería de pruebas a lo largo de dos jornadas –explica Idoia–. En la primera, rellenamos cuestionarios sobre nuestro estilo de vida y antecedentes familiares, realizamos tests de memoria, lenguaje, orientación, nos hacen pruebas neurológicas, nos extraen muestras de sangre… El segundo día nos hacen un estudio de neuroimagen con un equipo de resonancia magnética superavanzado, que permite observar la actividad del cerebro en vivo y ver la estructura y las conexiones entre sus diferentes partes. ¡Me parece increíble, porque antes esas cosas eran imposibles de ver sin abrir el cerebro!”.

“Al final, los datos reunidos compondrán una imagen que nos permitirá ver los cambios que tienen lugar en los voluntarios a lo largo del tiempo y añadirlos a los datos obtenidos por otros investigadores en el mundo. Todos ellos completarán un puzle que nos ayudará a desentrañar las claves del Alzheimer, para acabar derrotándolo”, resume el dr. Sanz Arigita.

Cauto optimismo

Si bien todo esto suena esperanzador, la gran pregunta es hasta qué punto es posible prevenir o frenar la enfermedad, hoy y ahora, con los avances disponibles, como las vacunas de las que tanto se habla. “Hay que aclarar que el concepto de vacuna en el Alzheimer es diferente al de vacuna tradicional”, explica el dr. Martínez Lage. En su opinión, se trataría de una terapia capaz de bloquear el depósito de proteína amiloide en las neuronas, impidiendo así la muerte neuronal. “Las que están en estudio (unas cinco) son a base de anticuerpos contra componentes de esa proteína –explica–. Todas han mostrado cierta eficacia, sobre todo si se administran en fases muy tempranas. El problema es que, en los ensayos en marcha, los pacientes ya tienen síntomas leves y esto podría disminuir la eficacia. Aquí es donde radica el optimismo de nuestro proyecto: si finalmente somos capaces de identificar el Alzheimer cinco, 10 o 15 años antes de que la memoria comience a fallar, es probable que esas vacunas resulten muy eficaces”.

Por su parte, el doctor Linazasoro reconoce que hay que ser cautos y no despertar falsas esperanzas, “como ha ocurrido hace poco con el anuncio de una vacuna que se presentaba como “prometedora” a pesar de los exiguos y muy preliminares datos en los que se apoyaba. Estas cosas hacen mucho daño a los pacientes, a sus familiares y a la comunidad científica”, concluye. “Las personas con antecedentes familiares de Alzheimer somos muy sensibles a esas noticias –confiesa Inés–. Aunque los neurólogos nos han explicado a mi hija y a mí que tener algún antecedente aislado aumenta muy poco el riesgo de desarrollar la enfermedad, estamos siempre muy atentas. Otra cosa es la modalidad hereditaria, que es casi una sentencia: sabes que antes o después acabarás teniéndola”.

¿Caprichos del destino?

La dra. Montserrat Clerigué interviene para aclarar que “el Alzheimer hereditario es una forma muy rara y agresiva de la enfermedad, en la que los síntomas aparecen a edades muy tempranas, generalmente hacia los 40 años”. La doctora explica que “quienes heredan esa mutación genética desarrollan la enfermedad. Es muy conocido el caso de un grupo de pacientes con Alzheimer hereditario en Colombia, que está siendo objeto de un ensayo clínico. Si los resultados de ese estudio se reproducen en las formas no hereditarias del mal de Alzheimer, dispondremos de datos muy, muy interesantes. Es posible que, con el tiempo, la ciencia identifique más tipos diferentes de Alzheimer, como está sucediendo en el cáncer o en el Parkinson, que requieran tratamientos específicos”.

¿Y qué pasa con el estilo de vida, la dieta, los antioxidantes, el té verde, el vino tinto… todas esas cosas que se anuncian como capaces de reducir el riesgo de desarrollar la enfermedad?, se preguntan muchos pacientes. “Hoy sabemos el valor de lo que se conoce como epigenética: la influencia del entorno en la expresión de los genes heredados”, aclara el dr. Linazasoro. “Dicho de otro modo, lo que comemos, el ejercicio que hacemos, el estrés, la contaminación… y un largo etcétera de factores que todavía desconocemos afecta a la expresión de nuestros genes. Es decir, podemos tener ciertos genes que nos predisponen al Alzheimer, pero también podemos potenciar o silenciar la expresión de esos genes dependiendo de factores del entorno y de nuestras decisiones al respecto”.

En este sentido, continúa explicando el doctor, se ha comprobado que las personas que siguen una dieta mediterránea (rica en frutas, verduras, pescados azules, frutos secos, ciertas especias y grasas saludables…), hacen ejercicio moderado a diario, vigilan el riesgo cardiovascular, tienen extensas relaciones sociales y una rica vida intelectual reducen la producción de proteína amiloide y el riesgo de Alzheimer. “Como en la mayoría de enfermedades, no somos solo capricho del destino. Queda margen para la actuación”, recalca.

Mirando al futuro

Antes de despedirnos, el dr. Linazasoro quiere terminar con un epílogo, “a modo de deseo fundamentado”, aclara. Es este: 3 de mayo de 2025. Iker, hijo de Ainhoa, nieto de Inés y bisnieto de Miren, cumple 25 años y acude a la consulta de su neurólogo a recoger los resultados de su chequeo anual. En plenas facultades físicas y mentales, su memoria es la envidia de todos. Su neuróloga le recibe amablemente y le informa de los resultados sin escatimar explicaciones. Le dice que le han detectado niveles elevados de proteína amiloide, lo que hace vaticinar que tendrá la enfermedad de Alzheimer para cuando cumpla 78 años. En consecuencia, le aconseja un tratamiento preventivo con una vacuna que ha demostrado alta eficacia y que tiene escaso riesgo de efectos adversos. 


Fases del Alzheime
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Durante la fase preclínica de la enfermedad, los pacientes no tienen síntomas, aunque tienen lugar cambios patológicos en su cerebro. Así, se producen depósitos anómalos de proteína beta-amiloide y ovillos neurofibrilares, y las neuronas empiezan a funcionar menos eficazmente. Con el tiempo, las neuronas pierden capacidad para funcionar y comunicarse entre sí y, finalmente, mueren. A continuación, el daño se extiende al hipocampo, esencial en la formación de la memoria. A medida que mueren más neuronas, las regiones cerebrales afectadas reducen su tamaño. En el estadío final, el tejido cerebral se ha reducido significativamente.